Ha chiuso, dietro di sé, la porta.
Si è seduto al tavolo di lavoro
e ci ha chiamati, a uno a uno,
per dirci tante cose importanti.
≠ Vi ho visto nascere dalla mia penna
carta gialla e macchie d'inchiostro nero.
Un nome, vi ho dato e un cognome,
e, il corpo vostro, ho vestito con tutto
ciò che ritenevo adatto al mio stato.
Altri genitori non avrete e, soli, sarete
all'opra nel sorridere e nel piangere.
Ricordatevi che, qui, avete vissuto,
in pochi fogli, a volte, un po' sgualciti.
La stanza è stipata di libri e di cose,
e non riesco pi˘ a stare e a respirare.
Perciò raccogliete zavagli e borsoni
e cercatevi un altro posto al sole. -
Versi, noi siamo e, di cuore, buoni.
Siamo abituati a non reagire.
Abbiamo raccolto, così, i nostri umori,
le sillabe scritte, i sussurri e le costole
stonate, e siamo usciti, fuori, privi
d'abbracci e incontro all'avventura.
Non chiediamo pietà, ma rispetto
per ciò che intendiamo raccontare,
anche se son tristi la voce e il volto.
Lasciateci aperto un dialogo attento
pur se, in tanti temi, può sembrare
il nostro pensiero avverso al vostro.
Non abbiamo pretese di grandi idee,
ma, certamente, qualche dubbio c'è.
Vorremmo dire il motivo del dolore
che forte avanza in questa silloge
disponibili a chiedere scusa e perdono.
V.P.